I NIRVANA A MEZZAGO

Nirvana Mezzago

Quando i Nirvana non erano ancora i Nirvana, quando ancora non erano una delle rock band più note del mondo, quando ancora non erano famosi a livello internazionale suonarono in Brianza, al Bloom di Mezzago, grazie a un parente di uno dei dipendenti che era stato a Seattle e secondo lui quella band meritava, oltre a costare poco. In sostanza ciò che convinse gli esperti del locale fu un mix di economicità e di novità. Sicuramente i Nirvana sarebbero divenuti famosi ugualmente, ma un po’ di quella notorietà passa anche in Brianza, passa attraverso una sera di più di 30 anni fa e un concerto al quale parteciparono pochi appassionati, molto pochi, che però adesso possono dire “…io c’ero…”.

Oggi come oggi il Bloom di Mezzago, a pochi minuti da Vimercate, è senza dubbio uno dei locali storici della Brianza. E’ un ristorante – pizzeria, si fanno concerti, si tengono letture, si svolgono corsi ed è, soprattutto, un punto di riferimento per Mezzago, per le cittadine vicine e per tutto il territorio. Insomma il Bloom è il Bloom e non deve la sua fama solo ai Nirvana, ma a oltre mezzo secolo di onorato servizio.

Il Bloom inizia a lavorare nell’immediato Dopoguerra. I ragazzi della zona avevano bisogno di divertirsi. Va bene la ricostruzione, va bene che l’Italia usciva da una guerra molto dura, ma la sera ci si doveva svagare un po’. E cosa c’era di vicino che permettesse di costruire ex novo un locale serale? Le pietre dell’Adda, che scorre lì accanto. Infatti i primi ambienti del Bloom, le pareti e i pavimenti, furono realizzati proprio sfruttando i giacimenti del fiume. Le pietre venivano prese, messe su di un carretto e trasportate a Mezzago, dove venivano lavorate, levigate e poste una sopra l’altra.

Nirvana Bloom Mezzago

Inizialmente il Bloom era un cinema con balera annessa, tanto che si chiamava Balera del Ponte. I giovani ci andavano per vedere qualche pellicola (e immedesimarsi nel protagonista di turno) o per stare un po’ in pista. Così fra un ballo e un film molte coppie si sono conosciute, si sono innamorate e si sono sposate. Dopo la Seconda guerra mondiale la Balera del Ponte era un locale che andava per la maggiore e quando nel maggio del 1987 venne trasformata nel Bloom, il locale era già conosciuto e molti artisti residenti in zona, ma anche quelli non residenti in zona,  accettavano volentieri di salire sul palco e di esibirsi. Era, in sostanza, il posto ideale dove dimenticare la giornata, bere una birra e ascoltare buona musica. Basti dire che quello che ha rappresentato e quello che rappresenta, è stato pure materia per una tesi di laurea. Forse era un posto periferico rispetto a Milano, ma per alcuni questo è un pregio, non un difetto. Sul palco del Bloom sono sfilati molti  artisti di livello.

Musicisti che in seguito hanno raggiunto la fama o che erano già famosi. Giusto per fare qualche nome: Manuel Agnelli degli Afterhours, i Soundgarden, parenti molto stretti dei Nirvana, i Mercanti di Liquore, gli Africa United e in tempi recenti Nina Zilli, pochi mesi prima del successo a Sanremo Giovani. Il concerto che però ha sancito la svolta, che ha reso il Bloom un locale di fama mondiale è stato quello svoltosi il 26 novembre del 1989 alle 22, come dice la locandina.

Nirvana Mezzago Bloom

Ovviamente con i Nirvana, accompagnati dai Tad. Un’esibizione che vanta fra l’altro una particolarità: è stata l’unica durante la quale Kurt Cobain non suonò la chitarra, ma si limitò a cantare i brani di Blech, pubblicato nel giugno di quell’anno. Roba per intenditori, per gente che ci capisce veramente. La scena Grunge, proprio in quegli anni, si stava muovendo. A Seattle stava succedendo qualcosa che avrebbe sconvolto il modo di intendere e suonare il rock. I Nirvana tuttavia in Europa erano dei mezzi sconosciuti. In Italia nessuno sapeva chi fossero, tanto meno i proprietari del locale. Nevermind, l’album che li lanciò nell’olimpo, esisteva solo nei sogni di Kurt Cobain, nel senso che sarebbe uscito solo nel 1991, per la precisione settembre, quindi poco meno di due anni dopo. Come abbiamo detto i Nirvana vennero chiamati perché il cugino del tecnico del suono, reduce da un viaggio a Seattle, li aveva consigliati. Aveva detto che quei ragazzi suonavano duro, che spaccavano e che avrebbero sicuramente valicato i confini di Seattle. Mai una previsione fu così giusta. I Nirvana non solo valicarono i confini di Seattle, ma fecero il giro del mondo.

I Nirvana suonarono per circa un’ora, concessero anche il bis e la platea era composta solo da 20 aficionados, 20 amanti del genere che più che passionati possono definirsi dei veri e propri sfegatati. Come si dice, quello dell’autunno del 1989 fu un concerto per pochi intimi, ma i Nirvana tornarono sui loro passi. Molto probabilmente per riconoscenza verso un locale che aveva creduto in loro quando nessuno lo faceva, nel 1991 fecero un secondo concerto. Sulle note di Smell like a teen spirit portarono a Mezzago, di fronte al Bloom, circa 3 mila fans in una città che ne conta poco più di 4 mila. La viabilità della zona andò in tilt, ma poco importa perché fu un concerto storico e il Bloom è diventato un locale da raccontare.

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