La stazione ferroviaria di Colico sembrerebbe uguale a tutte le altre stazioni d’Italia. Tuttavia, mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo. Infatti basta fare due passi sul primo binario dello scalo per imbattersi in una targa dedicata a un ingegnere ungherese, tale Kalman Kandò, inventore con paio occhialetti tondi che gli conferiscono una certa autorevolezza e specializzato in treni e tutto ciò che li riguarda. La targa è scritta in due lingue: italiano e ungherese ed è stata affissa per ricordare che proprio su questa linea, la linea ferroviaria della Valtellina, fu sperimentata per la prima volta in Italia e nel mondo la corrente alternata trifase ad alta tensione per la trazione dei treni. Detto fuori da termini tecnici, l’intera tratta ferroviaria, che da Lecco va a Sondrio e a Chiavenna, passando per Colico, è unica nell’intero globo terraqueo e se adesso denuncia il passare del tempo e qualche acciacco di troppo, agli inizi del secolo scorso, per la precisione il 4 settembre del 1902, quando entrò in funzione, era un vero e proprio prodigio della tecnica e della ricerca. In una parola, era all’avanguardia.
Come abbiamo detto Kandò era un ingegnere e inventore di origini ungheresi. Il suo pezzo forte era il materiale rotabile ferroviario, vale a dire locomotive, vagoni, traversine e terrapieni. Nacque a Pest nel 1869, prima che con Buda formasse la capitale ungherese, ovvero Budapest. Kandò fu un ingegnere con i contro fiocchi. Per primo progettò e realizzò dei motori trifase di grande potenza e sempre per primo li applicò nella trazione ferroviaria. Non per caso la linea della Valtellina impiegò le locomotive E.430, delle quali è possibile ammirare due esemplari al museo Nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da vinci a Milano. Giusto per intendersi, le locomotive E.430 sono quelle con un doppio muso e un’antenna centrale molto alta collegata a dei fili lettrici. Il sistema a corrente alternata trifase è molto semplicemente più economico, più stabile, più sicuro e più veloce di quello a corrente continua. Un po’ come dire la costruzione del canale di Suez che permise di risparmiare tempo e soldi e Kandò, forse vide la luce a Pest, che la zona più commerciale della città, non per sbaglio. Il Corriere della Sera scriveva cosi all’epoca: “Facciamo le grandi meraviglie, quando il telegrafo e i giornali ci portano d’oltr’Alpe ed d’oltre Oceano la notizia delle iniziative altrui, e viceversa non sappiamo forse che da noi, in casa nostra, non di rado sappiamo fare di meglio e di più”. Il giornale della borghesia liberale milanese aggiungeva: “Per esempio, senza la réclame di sovrani, pubblici eccitamenti, come avvenne a proposito di una ferrovia elettrica tedesca di là da venire, e senza incoraggiamento di una preventiva pubblicità, noi abbiamo costruite e messi in esercizio pei primi le uniche e complete ferrovie elettriche del mondo”. I treni ovviamente si muovevano grazie all’energia elettrica che veniva garantita da una centrale “fuori dalla porta di casa”, a Campovico, in Provincia di Sondrio, appena fuori da Morbegno, Comune famoso per il ponte di Ganda, uno dei più importanti a cavallo dell’Adda. La centrale ovviamente non è più in funzione, ma un accordo del 2021 prevede di trasformarla in un centro formaggi, in particolare per il Bitto.
La cronaca del Corriere della Sera dovrebbe aiutare a inquadrare meglio la rilevanza della scoperta. Storie dimenticate sa molto bene che è abbastanza noioso salire sul treno a Lecco diretti verso Colico e la Valtellina. Tuttavia, farlo può significare viaggiare in un pezzo di storia del nostro paese. Non si tratta certo del leggendario binario 9 e 3/4 di Harry Potter, ma la rete ferroviaria valtellinese e senza dubbio meritevole di nota. La linea venne realizzata sfidando nel vero senso della parola le asperità del terreno. Solo il tratto che va da Lecco a Colico conta la bellezza di 40 km lungo i quali sono disseminate 89 curve, 18 viadotti e 19 gallerie. Basta buttare un occhio al finestrino per notare ville patrizie, paesini decisamente caratteristici e porticcioli pittoreschi
La stazione di Colico non ha niente per cui valga la pena di essere ricordata. Non è rilevante da un punto di vista ferroviario, non lo è da un’ottica urbanistica e tanto meno sotto il profilo architettonico. Salendo su un treno a Colico è possibile viaggiare verso nord e andare a Sondrio o a Chiavenna, oppure verso sud, dove si trovano le stazioni di Monza e Milano. Fra la particolarità che attirano e possibile prendere il “trenino rosso” per il Bernina. Grosso modo sono circa 100 i treni che fanno servizio in questa stazione e se non ricordiamo male nel 2012 è stata oggetto di un importante intervento di riqualificazione che ha portato anche all’istallazione di nuovi altoparlanti. Lo scalo è assolutamente insignificante, non vale la pena di essere ricordato e anche online sono scritte solo poche righe. Tuttavia, quella targa posizionata al primo binario cambia tutto.